venerdì 16 settembre 2011

TERRAFERMA, Emanuele Crialese


In una piccola isola a sud della Sicilia una piccola comunità di pescatori cerca di tenere in vita le antiche leggi del mare, nonostante i tempi siano cambiati…
Filippo (Filippo Pucillo), giovane orfano di padre, vive con la madre Giulietta (Donatella Finocchiaro) ed il nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio) in una sperduta isola della Sicilia. Durante la pesca Filippo ed Ernesto si imbattono in un gommone in avaria pieno di immigrati. La capitaneria di porto gli intima di non accoglierli assolutamente a bordo, ma i pescatori seguono la vecchia legge del mare e ne imbarcano alcuni che rischiano di affogare. Tra questi una donna incinta, Sara (Timnit T.), e suo figlio. Rientrati in porto alcuni immigrati fuggono, ma Sara deve partorire, così viene accolta e aiutata da Giulietta. A questo punto comincia un braccio di ferro tra i pescatori e le forze di polizia, tra le vecchie tradizioni che in mare impongono l’aiuto reciproco, e le leggi di un governo poco sensibile alle sofferenze degli immigrati. Giulietta ha paura di essere scoperta, vuole che Sara se ne vada, ma al tempo stesso a poco a poco tra le due donne si instaura un profondo rapporto di empatia emotiva: attraverso l’esperienza della maternità ed il racconto della sofferenza le due donne si sentiranno sorelle, partecipi della sorte e del destino l’una dell’altra. Intanto Filippo, oscillando tra ingenuità e crudeltà, compierà un percorso di crescita e consapevolezza, aprendo gli occhi sul mondo e imbarcandosi per il viaggio alla ricerca della terraferma, terra promessa simbolo di speranza e libertà.
Il mare della Sicilia torna come vero protagonista di questa narrazione continuando il discorso di ricerca estetica cominciato da Crialese con Respiro (2001). Le affascinanti inquadrature sottomarine permettono allo spettatore di dimenticare il dato di realtà sprofondando in una dimensione onirica e fiabesca. Quando sott’acqua vengono inquadrati i corpi delle persone che nuotano si crea una scena corale di forte potenza espressiva che rende le persone tutte uguali, irriconoscibili e indistinguibili, legate in un patto di armonia e di fratellanza che la realtà terreste invece nega. L’isola di Crialese diventa metafora di tutto il mondo e di tutti i tempi, portatrice di un messaggio di solidarietà che supera i confini spazio-temporali della storia toccando la dimensione dell’universale umano.
La donna che impersona Sara (Timnit T.) non è un’attrice, ma una vera migrante. La giovane africana è stata protagonista di una delle storie più atroci che la recente cronaca sull’immigrazione ricordi. Nel 2009, dopo ventuno giorni alla deriva, senza cibo né acqua, un barcone approda sulle coste di Lampedusa: a bordo ci sono 79 persone di cui soltanto 5 sono vive. Tinmit T. racconta che almeno dieci volte hanno sperato di essere salvati, vedendo delle imbarcazioni passare nelle loro vicinanze ma che ogni volta, puntualmente, ogni imbarcazione li ha ignorati, condannandoli a morte certa.

2 commenti:

Giorgia ha detto...

vado subito a vederlo.

Giorgia ha detto...

bello questo film. Hai visto che è stato candidato agli Oscar come film straniero ?

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