domenica 5 giugno 2011

THE TREE OF LIFE, Terrence Malick

L’ultimo attesissimo lungometraggio di Terrence Malick è stato presentato alla 64esima edizione del festival di Cannes e, tra molti applausi e altrettanti fischi, si è aggiudicato la Palma d’oro, eclissando artisti di altissimo livello (Lars Von Trier, Almodovar, Moretti e Sorrentino per citarne alcuni…).
Il film si apre su una tragedia: una madre riceve la notizia della precoce morte del figlio. La disperazione dilaga nella famiglia soprattutto nel fratello maggiore, Jack, uomo ormai adulto che, sconvolto dalla notizia, si addentra in un processo d’introspezione personale e di riflessione universale. La dimensione tragica dell’evento viene subito ridimensionata da una lunga sequenza dedicata al nascere della vita sulla Terra, in cui sono riassunti miliardi di anni attraverso una seria di immagini naturalistiche. L’estrema potenza visiva della sequenza induce alla riflessione cosmologica per creare un viaggio fisico (e metafisico) che ricorda molto quello di Bowman nel finale di 2001: Odissea nello spazio. A questa sequenza segue un lungo flashback sulla storia della famiglia. Nell’America degli anni ’50 un padre irascibile e autoritario (uno spigolosissimo Brad Pitt) e una madre spirituale e amorevole (l’angelica Jessica Chastain) crescono, tra gioie e conflitti, tre figli maschi. Il padre impone regole assurde (che lui stesso non rispetta) ed esige l’obbedienza completa e totale dai figli, mentre la madre li ricopre di amore e speranza, ma è troppo debole per opporsi all’arroganza del marito. Nel corso della loro infanzia i bambini conoscono l’amore, la meraviglia e la gioia, ma incontrano anche il dolore e l’esperienza della morte. Conoscono, in definitiva, l’albero della vita. Questo incontro-scontro con la Natura, madre amorevole ma anche matrigna crudele e insensibile, li porta a formulare dei dubbi sulla giustizia di Dio. Nel finale il film ritorna al presente, ad un presente irreale e metaforico, fuori dallo spazio-tempo: è l’emozionante dimensione dell’eternità, del sempre e del mai, dove la famiglia può riunirsi, ascoltare la voce del cosmo ed essere finalmente in pace.
The tree of life è un film che, fin dalla sua prima apparizione, ha diviso nettamente il pubblico: odio o amore, non ci sono vie di mezzo. Ci troviamo davanti ad un film difficile e raffinato, lento ed emozionante, un tipico esempio di “cinema del silenzio”, dove ciò che conta sono le immagini. La fotografia ed il montaggio sono gli elementi su cui, all’unanimità, questo film è stato proclamato un capolavoro. L’elemento dominante a livello visivo è quello dell’acqua, brodo primordiale dove è nata la Vita, fonte di nutrimento e simbolo di evoluzione nel suo duplice aspetto di distruttrice e di rigeneratrice. Come nel tipico stile di Malick (mi riferisco in primo luogo a La sottile linea rossa) la musica assolve una funzione importante nel suo sovrapporsi alle immagini, accompagnando lo spettatore in un intenso viaggio emotivo; al contrario il parlato è estremamente rarefatto, simbolico (un susseguirsi di frasi fatte e citazioni bibliche) e perfino superfluo.
Esteticamente perfetto, questo film non parla a tutti. Le immagini di Malick parlano alla parte più profonda di ognuno di noi, al nostro spazio più intimo, dove risiede il nostro rapporto con il Divino. Anche se Malick parla di Dio e cita la Bibbia, non si tratta di un film religioso, ma di un film spirituale, umano, terrestre, cosmico; un film sul legame profondo e fraterno che accomuna tutti gli esseri viventi di questo Pianeta e sull’importanza dell’amore: «se non ami, la tua vita passerà in un lampo».
Tutto il film è basato sul binomio Natura – Grazia. Prima della comparsa dell’uomo sul mondo dominava la Natura, l’istinto e l’inconsapevolezza, ma l’uomo è riuscito a superare lo stadio naturale, per acquisire un livello di consapevolezza su se stesso e sul mondo che l’ha portato a conoscere la Grazia. La Grazia si è manifestata in diverse forme durante la lunga storia dell’umanità: è stata mito, religione, filosofia, arte, scienza… In qualsiasi forma si sia mai manifestata la sua vera realtà si riconosce sempre e Malick ce la fa toccare con un dito, ricordandoci che: «ci sono due vie per affrontare la vita, la via della Natura e la via della Grazia, sta a te scegliere quale delle due seguire».

1 commenti:

Giorgia ha detto...

che voglia di vederlo !! chissà da che parte starò... ottima recensione

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