martedì 17 maggio 2011

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI, Saverio Costanzo

La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo è l’adattamento cinematografico del fortunato omonimo romanzo di Paolo Giordano. Quello che Costanzo ha creato è in realtà un’opera completamente nuova: se la trama segue più o meno fedelmente il romanzo, è la cifra stilistica del film che ipnotizza lo spettatore e lo lega emotivamente ad una vicenda altrimenti glaciale e anaffettiva. Questo tipo di cinema non farà mai rimpiangere alcuna opera narrativa.
Con un montaggio parallelo, non sempre cronologicamente lineare, Costanzo porta sul grande schermo le vite di Alice e Mattia, bambini, adolescenti e poi adulti. Entrambi i protagonisti hanno vissuto un trauma infantile che non supereranno mai e che li porterà a vivere chiusi nella loro prigione di disperazione, sempre più isolati dal resto del mondo, sprofondati nel loro inferno di follia e autolesionismo. Vite distrutte, anime emarginate e alienate, i due ragazzi si incontrano nell’adolescenza e le loro vite iniziano a scorrere parallele: ogni vita procede lungo una linea retta, senza incontrare mai quella dell’altro, ma senza neanche mai allontanarsene di troppo. La loro solitudine è quella dei numeri primi gemelli, divisibili solo per uno e per sé stessi, ma al tempo stesso molto vicini tra loro. Il finale del film, al contrario di quello del libro, lascia aperte tutte le possibilità per il loro futuro: i silenzi, le reticenze e la misantropia di entrambi potranno forse essere vinti dalla loro similarità?
Saverio Costanzo, uno dei più validi esponenti del nuovo e talentuoso cinema italiano, in questo film ci dà la conferma della sua ecletticità e della sua capacità di trovarsi a suo agio nelle più diverse situazioni cinematografiche. In Private (2004) Costanzo aveva raccontato, in modo particolarmente convincente e lucido, il conflitto arabo-israeliano, utilizzando a livello stilistico la forma-documentaria: macchina da presa in spalla, luci naturali e immagini sgranate. Con In memoria di me (2006) l’autore si era dedicato ad un film simbolico e delicato che indagava i problemi della fede e della religione. Nella Solitudine dei numeri primi (2010) già dalle prime inquadrature capiamo che ci troviamo di fronte ad un thriller-psicologico, un horror forse, e la tensione che scena dopo scena cresce in noi non fa che confermarcelo. I campi lunghi che ritraggono, in un paesaggio innevato, l’enorme edificio dell’albergo e le brevi inquadrature degli interni non possono non ricordare l’Overlook hotel di Shining; al tempo stesso le musiche (la colonna sonora è di Mike Patton) suonano come un chiaro tributo al cinema di Dario Argento.

2 commenti:

Giorgia ha detto...

nonostante il successo non ho letto nè libro né visto il film. Dalle cose che scrivi mi è venuta voglia di conoscerli ciao

Giorgia ha detto...

ho visto il film e penso di poterlo definire crudele; d'altra parte la risposta a eventi così traumatici può veramente distruggere un'anima. Per fortuna la salvezza viene nel finale con quella timida carezza della ragazza. Ciao

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