mercoledì 24 agosto 2011

ESPIAZIONE, Ian McEwan


Romanzo del britannico Ian McEwan uscito nel 2007 e diviso in quattro parti. La prima parte è ambientata a villa Tallis, nella campagna inglese, nell’estate del 1935. In una torrida giornata d’estate Briony e la sua famiglia aspettano l’arrivo del fratello maggiore, Leon, insieme all’amico Paul Marshall, industriale della cioccolata. Briony Tallis ha tredici anni, una fervida fantasia ed una grande ambizione: diventare una scrittrice. La ragazzina ha scritto una commedia per l’amato fratello e sta affrontando le fatiche dell’allestimento, coinvolgendo nella recitazione i cugini del Nord: i gemelli Pierrot e Jackson e l’odiata cugina Lola. Le prove della commedia vanno male così Briony decide che da quel giorno avrebbe rinunciato al teatro per diventare una romanziera. Proprio quel giorno le darà l’ispirazione per la sua prima e più importante storia, perché  quel giorno cambierà per sempre la vita sua e degli altri. C’è qualcosa di strano che dalla mattina tormenta Briony: il turbolento rapporto che lega la sorella maggiore Cecilia a Robbie, il figlio della domestica. La bambina continua a chiedersi cosa stia succedendo e, equivoco dopo equivoco, formula la sua teoria: Cecilia è in pericolo, non ci sono dubbi, e lei deve difenderla da Robbie. Briony ha visto la sorella spogliarsi davanti a lui, ha letto un messaggio di Robbie con chiari riferimenti sessuali e infine li ha visti in biblioteca, nel buio: lui era addosso a lei e la teneva stretta a sé, prigioniera. In realtà tra i due giovani sta nascendo un amore potente e passionale che li condurrà ad azioni avventate ed impulsive che, agli occhi della piccola Briony, assumeranno un significato perturbante e pericoloso. Una bravata dei piccoli gemelli costringe tutti gli abitanti e gli invitati di villa Tallis ad andare a cercarli di notte nel parco. Briony casualmente si imbatte in una figura maschile in fuga mentre Lola, in lacrime, la chiama e le racconta di aver subito violenza. La mente di Briony, suggestionata dagli eventi della giornata, non fatica a riconoscere nella sagoma intravista la figura di Robbie e così denuncia un innocente per quel disgustoso crimine. Robbie viene immediatamente arrestato e Cecilia, appena scoperto l’amore, deve perderlo per le fantasiose farneticazioni di una ragazzina presuntuosa. La seconda parte del romanzo è ambientata nel 1940, in Francia del Nord, durante l’avanzata dei tedeschi ed il ripiegamento delle truppe inglesi e francesi. Robbie è uno dei soldati sbandati che, dopo l’ordine di ritirata, sta scappando, ferito, verso la costa per essere rimpatriato. Insieme a due caporali Robbie affronta gli orrori e i pericoli della guerra guidato solo dal ricordo  di Cecilia e dalle sue parole: Ti aspetterò. Torna da me. La terza parte del romanzo vede Briony lavorare duramente in ospedale a Londra, come infermiera tirocinante, durante il periodo della guerra. I sensi di colpa continuano a perseguitarla per quello che ha fatto, anche perché la guerra ha aggravato la situazione. Briony teme che quello che non ha potuto distruggere lei con la sua stupidità, lo distruggerà, questa volta in modo irreversibile, la guerra. La notizia del matrimonio tra la cugina Lola e Paul Marshall è l’evento che la fa precipitare nuovamente nel passato. Così un giorno, con tutto il coraggio possibile, decide di rintracciare Cecilia, anche lei infermiera a Londra, e lì trova Robbie: i due amanti sono finalmente insieme e, nonostante le avversità sopportate, possono vivere il loro amore in libertà. Adesso Briony ritirerà l’accusa, ritratterà la testimonianza e forse la famiglia potrà tornare finalmente ad unirsi. Briony non si aspetta certo il perdono, ma sapere che l’amore ha vinto la rasserena e la libera dalla colpa. L’ultima parte del libro è ambientata a Londra, nel 1999. Vediamo una Briony settantasettenne, scrittrice affermata ad un passo dalla perdita della lucidità e delle facoltà mentali. Briony festeggia il suo compleanno con tutti i famigliari nella sua vecchia villa di famiglia, ora trasformata in un albergo. Briony ha finito questo romanzo, la cui prima stesura risale al 1940 e, anche se potrà essere stampato solo dopo la morte di Lola e Paul Marshall, è finalmente in pace con se stessa perché ha compiuto la sua espiazione. Ha reso finalmente giustizia alla vicenda, descrivendo i fatti con assoluta oggettività, ma soprattutto ha dato una seconda possibilità di vita insieme agli amanti, a Robbie e Cecilia, che in realtà non sono mai sopravvissuti alla guerra.
McEwan mette insieme un romanzo complesso e delicato dove la limpidezza della struttura geometrica e la perfezione dei meccanismi narrativi si innestano su un piano di profonda introspezione psicologica. I personaggi sono caratterizzati magnificamente e ne vengono esplorati punti di vista, pensieri, paure e ragionamenti. La protagonista Briony è estremamente interessante nella sua crudele presunzione fanciullesca mista a tenera ingenuità infantile. I temi affrontati sono vasti e universali: la letteratura, i legami famigliari, l’amore, la guerra, la colpa. McEwan mette in piedi una storia che appassiona il lettore, facendolo sperare e soffrire, facedogli vivere il peso di quell’espiazione che la protagonista così faticosamente conquista.  Il potere della letteratura e della parola è proprio quello di dar vita alle cose e così la vecchia Briony ci commuove, dando vita e speranza al sogno d’amore che in vita aveva così maldestramente distrutto.
Dal romanzo è stato tratto il film omonimo di Joe Wright (2007) con Keira Knightley nel ruolo di Cecilia e James McAvoy nel ruolo di Robbie.

lunedì 15 agosto 2011

TRILOGIA DI NEW YORK (Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa), Paul Auster


Tre detectives-stories appassionanti e originali per descrivere una metropoli fredda, squallida e frenetica, dove i rapporti umani sono l’eccezione e tutto il resto è semplicemente Caos. Nessuno è davvero importante, niente ha un significato chiaro e i ruoli sono sempre intercambiabili: in questo modo la vita può scorrere nel nulla senza che nessuno se ne accorga. Questa è la New York di Paul Auster. Così in Città di vetro lo scrittore di romanzi gialli Daniel Quinn risponde ad una telefonata misteriosa nel bel mezzo della notte e assume l’identità di un famoso investigatore privato, cambiando vita e trasformandosi proprio nel personaggio dei suoi romanzi. Quinn precipiterà in una spirale di eventi che lo porteranno, tra sospetti e pedinamenti, a perdersi completamente tra le vie di New York fino a smarrire la sua vita precedente, il suo passato e il suo futuro, in un delirio di insensatezza. E così in Fantasmi i personaggi, enigmaticamente chiamati con i nomi dei colori, sono davvero chi dicono di essere? Oppure è tutta finzione? Blue è un detective che, stipendiato da White, sta perdendo la sua vita a spiare Black, un uomo comune che ogni giorno conduce la solita vita abitudinaria. Ma davvero tutto è come sembra? La voglia di essere guardati è pari solo a quella di guardare e, in una crescendo di voyeurismo, scopriamo che i ruoli sono intercambiabili e che nessuno deve mai smettere di guardarsi le spalle. Infine il romanzo più emozionante, intimo e perturbante, La stanza chiusa, in cui un uomo, un giornalista, riceve la notizia che il suo caro amico d’infanzia è misteriosamente scomparso, lasciando a lui l’onere e l’onore di pubblicare le sue opere letterarie. L’ammirazione per l’amico di un tempo diventerà immedesimazione e poi appropriazione totale della sua vita, fino allo squilibrio e all’ossessione.
Il filo che lega questi tre racconti è la solitudine dei personaggi, uomini soli intrappolati in una città allucinata e straniante, dove è più facile perdersi che ritrovarsi. Questa città offre a questi uomini una possibilità, che tutti colgono e collaudano con vari esiti: mescolarsi nella folla, perdere la propria identità per assumere sempre nuove maschere e scambiare la propria vita con quella degli altri, fino a dimenticare se stessi. Tre storie poliziesche che, partendo da una situazione classica e collaudata, finiscono per precipitarci nell’ignoto, in una zona d’ombra dove non ci sono regole e, in un gioco di specchi e di riflessi, ci disorientano e ci smarriscono, come succede ai protagonisti di queste vicende.

mercoledì 3 agosto 2011

LA FAMIGLIA WINSHAW, Jonathan Coe


Micheal Owen è un giovane scrittore perseguitato dai fantasmi dell'infanzia e terribilmente spaesato nella frenesia del mondo moderno. Un giorno, dopo alcuni modesti successi letterari, riceve una proposta di lavoro indeclinabile: una strana signora rinchiusa in manicomio da tutta una vita gli offre un lauto stipendio mensile purché egli scriva la biografia della sua famiglia, una delle più ricche e potenti dell’Inghilterra degli anni 80: gli Winshaw. Micheal deve confrontarsi con la rapacità, l’avidità e la follia che sembrano essere impresse nel DNA di questa famiglia da due intere generazioni: se i padri complottarono col nemico nazista, tradendo insieme patria e famiglia, i figli non hanno tardato a vendersi al miglior offerente, schiavi del denaro e della celebrità. Gli odierni Winshaw rappresentano il lato più oscuro dell’Inghilterra di Margaret Thatcher, incarnando il trionfo dei valori sbagliati: opportunismo, cinismo, egoismo, disinteresse verso il prossimo, avidità. Un ritratto a tinte nitide non ci sono sfumature sulla corruzione e sulla crudeltà di un potere che “logora chi non ce l’ha”. Traffici d’armi, privatizzazioni selvagge e frodi fiscali fanno da sfondo alle indagini di Micheal e si confondono sempre più con la sua vita privata. L’amore, la famiglia, le amicizie, gli incontri di Micheal, tutto è in qualche modo collegato a questa terribile famiglia, ma allora cosa c’entra l’ingenuo scrittore in tutto questo? È davvero soltanto il semplice biografo di famiglia? Grazie a quest’indagine il protagonista potrà scoprire le sue origini, ritrovando tutti i pezzi mancanti che il puzzle incompleto della sua infanzia gli aveva lasciato, e finirà per scoprire tragicamente che il confine tra sogno e realtà non è netto e definito, ma che i due mondi finiscono per convergere. Come lui il lettore si perde tra arte, sogno e realtà, in un vortice di situazioni e personaggi i cui destini si incrociano tra loro, in una sublime struttura narrativa non lineare che Jonathan Coe costruisce con la sua abile maestria di scrittore post-moderno.
Ironia e humor nero si mescolano alla drammaticità delle vicende private di Micheal e al triste ritratto di una società crudele. Le guerre e un minuzioso studio della società inglese fanno da sfondo al romanzo, che è saga famigliare e racconto d’investigazione insieme, e il cui finale, inaspettatamente, cambia registro per regalarci momenti di suspence da romanzo giallo che si scioglieranno in un rito del sangue folle, purificatore e catartico.