sabato 12 novembre 2011

DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME, Javier Marìas


«Nessuno pensa mai che potrebbe ritrovarsi con una morta tra le braccia e non rivedere mai più il viso di cui ricorda il nome». Così inizia il racconto di Víctor, narratore e protagonista del libro di Javier Marías. Tutto comincia con un invito a cena a casa di una donna semisconosciuta, mentre il marito è a Londra in viaggio di lavoro. Dopo la cena e il vino, il bambino viene messo a dormire e i due, Víctor e Marta, si dirigono finalmente in camera da letto iniziando a baciarsi e a spogliarsi. Il finale di quella serata sembra scontato, già scritto, ma improvvisamente Marta si sente male e, in pochi minuti, muore. Víctor deve affrontare la situazione, deve fare delle scelte. Prende tempo, riflette, pensa, pensa, pensa… Decide di non manifestarsi, di non avvisare nessuno, di lasciare che le cose vadano avanti da sole. In quella casa decide di fare solo poche modifiche, banali e di poco conto, ma che in realtà, scoprirà in seguito (e noi con lui), cambieranno la vita ad altre persone. Uscito da quella situazione senza lasciare tracce Víctor rimane mentalmente impigliato nella rete delle implicazioni che quella notte porta con sé, tormentato dalle conseguenze, da quella casa, da Marta, dal bambino, dalla loro famiglia. Come un fantasma che continua a perseguitarlo Víctor rimane vittima di un incantamento (usa la parola inglese haunted per descriverlo) e la morte di Marta diventa la sua ossessione. Tutto ciò che segue è il racconto, reale e mentale, del percorso di alienazione in cui lo ha condotto questa mania: i suoi tentativi di introdursi nella famiglia di Marta, le sue fantasie sulla sorella di lei, il suo comportamento insistente e sfacciato nel voler essere scoperto… A poco a poco Víctor si addentra sempre più a fondo nella vita di Marta, fino a conoscerne verità ed inganni, fino a capirne trucchi, menzogne e ipocrisie. Nessuno è davvero quello che sembra e l’immagine che mostra di sé agli altri è sempre falsata. Víctor capisce che gli esseri umani sono naturalmente così, che basano le loro relazioni sull’inganno reciproco: a una persona si nasconde un aspetto del nostro carattere, della nostra vita e ad altre persone se ne nasconde un altro… E dunque la verità non esiste né nella relazione né in noi, dato che noi stessi ci inganniamo nel nasconderci il vero. Alla fine, anche il confronto con Eduardo, il marito di Marta, mostrerà a Víctor quanto la realtà sia per tutti illusoria ed evanescente, ma al tempo stesso quanto la finzione, se scoperta, ci si mostri intollerabile: «Vivere nell’inganno o essere ingannato è facile […] e anzi è la nostra condizione naturale: nessuno va esente da questo e nessuno è stupido per questo, non dovremmo opporci più di tanto e non dovremmo amareggiarci. […] Tuttavia ci sembra intollerabile, quando alla fine sappiamo». Nel corso del libro conosceremo meglio Víctor, che lavora come ghost writer, o meglio come “negro” nel mondo delle sceneggiature televisive, che è divorziato da Celia (che assomiglia – oppure è – la puttana Victoria), entreremo nel suo precedente processo di alienazione dovuto alla sovrapposizione di queste due donne e ne seguiremo i passi mentre si addentra alla Corte reale spagnola in una rappresentazione grottesca e ironica di un mondo ormai appartenente al passato. Tutto questo con lo stile unico di Marías che ha costruito la sua opera con periodi lunghissimi per dare vita e spessore al flusso di coscienza del narratore. Una scrittura difficile in cui il racconto dei fatti cede quasi sempre il posto alla successione dei pensieri, trasformando una vicenda esteriore in un movimento dell’interiorità. Le frequenti ripetizioni, evidenziate anche grazie all’uso delle parentesi, legano i vari personaggi, trasportando le loro singole e differenti vite su un piano di universalità umana, rendendoli partecipi di un’unica grande storia. Un romanzo, ovvero un racconto di fantasia e di finzione, che riflette sulla finzione dell’esistenza e che, in questo modo, lega scrittura e vita. Così, in appendice all’edizione Einaudi, troviamo il discorso pronunciato da Marías a Caracas nel 1995 in occasione dell’assegnazione del Premio Rómulo Gallegos: una riflessione sul romanzo e sulla simulazione che porta inevitabilmente con sé.

1 commenti:

Giorgia ha detto...

cosa dici potrebbe piacermi ? leggendo quello che tu dici penso di si ciao

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