martedì 31 maggio 2011

NON LASCIARMI, Kazuo Ishiguro


Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro è un romanzo ambientato in Inghilterra, patria adottiva dello scrittore, e cronologicamente situabile in un presente irreale che non avremmo mai voluto nemmeno ipotizzare. Già dalle prime pagine del romanzo la voce narrante si svela: si chiama Kathy H., ha trentun’anni e lavora come “assistente”. Di questo lavoro non sappiamo granché, se non che gli “assistenti” lavorano insieme ai “donatori”. Chi sono queste due categorie di persone? Lo scopriremo a poco a poco seguendo il racconto autobiografico di Kathy, il suo viaggio alla riscoperta del passato.
Kathy ricorda la sua infanzia, trascorsa in un fantastico college, Hailsham, dove gli studenti passavano il tempo dipingendo, scrivendo poesie, facendo sport, studiando filosofia, arte e letteratura. Le attività proposte dal college si dividono tra quelle che stimolano la creatività e la libertà d’espressione dei ragazzi e quelle che tengono il fisico in salute. Fin qui tutto normale ma poi, a poco a poco, iniziamo a percepire qualcosa di strano in Hailsham. Nessuno dei suoi abitanti, ad esempio, ha mai avuto alcun tipo di contatto col resto del mondo né ha mai saputo che cos’è una famiglia: gli studenti sono sempre stati abituati a cavarsela da soli, aiutandosi gli uni con gli altri, sotto la costante sorveglianza dei tutori. Kathy e i suoi amici sono vissuti in questo ovattato ed asettico mondo fino ai 16 anni ma, fin da piccoli, ne hanno percepito le stranezze e le incongruenze; così hanno tentato di indagare, cercando di cogliere indizi sul proprio destino nel “detto e non detto” dei tutori. Questa indagine prosegue finché una tutrice, Miss Lucy, contrariamente alle direttive del college, non mette definitivamente  le cose in chiaro: «Diventerete adulti, poi, prima di invecchiare, ancor prima di diventare persone di mezz’età, comincerete a donare i vostri organi vitali. Ecco per cosa siete stati creati, ciascuno di voi». La rivelazione non ha un forte impatto sulla vita dei ragazzi che, pur senza parlarne e senza avere mai avuto le idee chiare in proposito, inconsciamente avevano da sempre percepito un’eventualità simile. Così, senza dare troppo peso a questa devastante scoperta, i ragazzi continuano ad andare avanti, giorno dopo giorno, come degli adolescenti qualsiasi: completamente assorbiti dalla propria vita, dall’amore e dall’amicizia.
Kathy ricorda con rimpianto i suoi migliori amici: Ruth e Tommy. I tre ragazzi crescono insieme e un’affinità speciale sembra legare Kathy a Tommy finché, agli inizi dell’adolescenza, Tommy non si fidanza con Ruth. È l’inizio di un triangolo amoroso che si protrarrà negli anni, anche dopo Hailsham, quando i ragazzi si trasferiranno insieme nei Cottages. L’immobilismo rassegnato di queste dinamiche sentimentali si interromperà solo con la partenza di Kathy dai Cottages. Da quel momento in poi l’armonia sarà rotta e i tre amici si rincontreranno solo nei drammatici momenti finali delle donazioni.
Questo romanzo è in primo luogo la struggente storia di un amore che si consuma negli anni e che vive di speranze impossibili, ma è anche un dramma visionario, oscuro e potente, in cui vediamo l’egoistica società dell’uomo spingersi ai limiti dell’etica, creando mostruosità ed ingiustizia. Al tempo stesso Non lasciarmi è anche un viaggio nella solitudine e nella disperazione che ogni essere umano si porta dentro: la fragilità della vita è infatti un’ombra che minaccia di distruggere, presto o tardi, tutto ciò che la vita ha costruito. La creatività e l’amore sembrano essere, per i ragazzi di Hailsham, la chiave per dare una svolta positiva alla propria vita, per ottenere concretamente un “rinvio” della propria morte; in realtà, più che un aiuto tangibile, con l’amore e con la creatività i ragazzi hanno avuto i mezzi per condurre un’esistenza dignitosa e consapevole, oltre che la possibilità di tramandare la propria storia.
L’interrogativo sorge spontaneo: perché nel mondo di Ishiguro non esiste la ribellione? Perché nessuno si sottrae a questo trattamento? I ragazzi di Hailsham non sono degli sprovveduti, degli ignoranti: conoscono Shakespeare e la filosofia, sanno bene cos'è l’umanità. Forse il perenne stato di precarietà, di isolamento e di ignoranza in cui sono stati allevati e cresciuti non gli ha dato la consapevolezza dei loro diritti di esseri umani; o forse questo stato li ha portati proprio all’accettazione del loro destino di “cloni”, così come ogni essere umano accetta ed affronta la propria morte. Il terribile sfogo finale di Tommy sembra essere finalmente il preludio ad un cambiamento, ma alla fine prevale sempre la rassegnazione al proprio destino.
Dicono che per ogni uomo l’infanzia finisca nell’esatto momento in cui avvenga la scoperta della propria morte. Lo stesso, in maniera più crudele e spietata, è successo ai ragazzi di Hailsham: «È come passare davanti ad uno specchio davanti al quale sei passata ogni giorno della tua vita, e che all’improvviso riflette qualcos’altro, qualcosa di strano e inquietante».

2 commenti:

Giorgia ha detto...

Mi sono venuti i brividi. Quello che hai scritto mi ha provocato inquietudine e malinconia. L'interrogativo che ci si pone è il grande interrogativo:ribellione o accettazione? Forse c'è un tempo per ogni cosa. Ciao scrittrice

barbara ha detto...

brava!!!!!!

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